martedì 24 maggio 2011

Forse

In fondo voglio bene ai miei studenti.
Perché apprendere è capire, e capire è conoscere, conoscere è amare.
Un carissimo amico mi ha insegnato che conoscere è stupirsi.
Forse quando riesci a far tesoro delle parole dei tui amici e improvvisamente ti ritrovi davanti a loro anticipandoli, allora hai saputo davvero sdebitarti.
La faccio non sapendo più dove sono i maestri e dove sono gli allievi.
Erano diversi giorni che non sentivo più l'ispirazione per scrivere.
Mi è bastato ascoltare con l'orecchio di chi ama, per ritrovare la via.
Cosa c'e' di più stupefacente della possiubilità di "sentire" chi ti sta vicibno.
Al diavolo l'informatica ! (per il momento)

Purtroppo comprendere è anche ritrovare se stessi.
Ognuno di noi ha un progetto forse, uno scopo. Qualcosa da portare a termine. Dobbiamo solo capire cosa e darci da fare.
Possiamo terminare il nostro compito oppure dimostrarci inetti. Sta a noi. La fine è la stessa.
Potremo trovare degli alleati sul nostro cammino, qualcuno che ci ricorda chi non c'e' più e ci ha messo al nostro posto. Qualcuno che non sembra essere qui per caso.
Che sembra conoscerci, molto meglio di quanto noi conosciamo noi stessi,
Tutto un tratto le cose assumono una grande rilevanza, magari solo per un istante,

La verità si rivela in tutta la sua forza e semplicità.

venerdì 13 maggio 2011

La manomissione delle parole

La recente lettura del libro : La "manomissione delle parole" di Gianrico Carofiglio ha risvegliato in me antiche riflessioni e pensieri.
La 'scoperta' dell'importanza del corretto uso del linguaggio nei miei ricordi è sopraggiunta quando frequentavo le scuole medie.
Quel giorno un dovere sentito in modo pressante si è trasforamto in un piacere da perseguire per sempre. Rilfettere sulle parole, cercare di utilizzarle sempre al meglio, immergersi nel linguaggio in ogni occasione, non soltanto in quelle ufficiali e sociali.
La padronanza del linguaggio ci fà sentire meno soli.
Non si tratta di esibire raffinatezza o eleganza nello scrivere, allo scopo magari di stupire il lettore o ammaliarlo. Si tratta di una ricerca di senso all'interno si se stessi, che solo la padronanza della prorpia lingua madre ci può consentire.
E' come se le parole plasmassero il pensiero, e ciò è abbastanza naturale, ma la conseguenza è ben più sorprendente di quello che sembra.
Il nostro personalissimo modo di vedere il mondo, di percepire le cose, ma anche gli esseri viventi che ci circondano, il modo di ammirare e di amare, sono legati strettamente alle parole che usiamo per descriverli.
E se ciò che osserviamo è il mondo, lo è insieme ai nostri sogni e desideri, alla volontà che ci spinge ogni istante a vivere, allora la domanda che spesso mi ponevo, se possiamo solamente con il pensiero modificare la realtà diventa senza senso.
Lo facciamo continuamente in un verso o in un altro. Quando ci esprimiamo, condividendo e opponendoci, occupando spazio e trasemttendo fiducia, E quando riceviamo inaspettatamente o costantemente energia e forza da chi ci sta vicino.
Se sono le parole che possono modificare la nostra percezione delle cose, sono loro che possono trasformare i dolori in sfide, la fatica in impegno, la sofferenza in virtù.